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Storia della terracotta marchigiana - parte prima
Il piccolo comune dell’entroterra pesarese di Fratte Rosa è tutt’ oggi riconosciuto come la capitale delle terrecotte dell’alta Marca e luogo storico di “cocciai “ e “ pignattari ” .
Sono oggetti per lo più di uso comune e c’è una caratteristica che li rende immediatamente riconosciuti come le più originali delle Marche : il color nero melanzana ( oltre, naturalmente, al bellissimo marrone terra ) . In questo meraviglioso borgo la suddetta produzione , i ”cocci “ come vengono chiamati popolarmente questi oggetti , fa parte di una antica tradizione. Probabilmente il nome del paese potrebbe derivare dal latino fracta , cioè rotta ,battuta , lavorata e significherebbe proprio la manipolazione della terra con gli attrezzi e con le mani .
Nei documenti malatestiani degli archivi fanesi troviamo testimonianza dal medioevo dell’antico borgo Castrum Fractarum ma , forse , questa tradizione potrebbe risalire addirittura all’epoca romana . Testimonianze della tradizione dei cocci di Fratte Rosa la troviamo in documenti datati 1477 , 1548 – 54 : questi documenti rinvenuti a Pergola e a Fano sono una testimonianza certa che già dalla metà del 1400 questa tradizione fosse già molto radicata . Il termine ufficiale in uso a Fratte Rosa per i cosiddetti pignattai è “ vasaro” : vasaro di questo luogo è la formula che compare di più che compare nei registri delle nascite. Una cosa molto curiosa scoperta nelle schede anagrafiche è che questi vasari sono definiti “ illetterati “ e che firmano dunque con una croce .
Nel 1833 troviamo nell’elenco delle industrie della Regia Camera di Commercio ed Arti di Pesaro le “ fabbriche vasi di creta “ , il nome dei laboratori dei vasai ben 8 ditte ufficialmente registrate che sono anche le uniche attività produttive registrate ufficialmente : troviamo registrati 10 operai per un valore delle attività che vanno da un minimo di 40 lire ad un massimo di 150 lire .
Una simpatica descrizione di Fratte Rosa datata 1898 cita : “ si fabbricano in questo paese vasellami di creta , assai resistente all’azione del fuoco e che costituisce un importante cespite di commercio per gli abitanti “ . Nel 1911, come risulta dai suddetti registri , troviamo ancora attive 8 fabbriche che producono tra i 25000 e i 30000 pezzi annui cadauna . Nel 1934 troviamo uno scritto del Locchi che assomiglia molto alla descrizione del 1898 : “ fiorente industria paesana è la fabbricazione delle stoviglie che sono assai ricercate per la resistenza straordinaria all’azione del fuoco “ ………………..